Da circa 3 anni vivo completamente in simbiosi con un’applicazione che credo meriti di essere scaricata da chiunque. In un giorno qualunque la mia migliore amica venne da me e mi parlò di “Yuka“, quella che a primo impatto mi sembrò l’ennesima app da scaricare e poi cancellare dopo poco per recuperare qualche megabyte di memoria.
Quell’app non solo oggi è ancora installata sul mio smartphone ma è anche nell’area delle app più importanti e che uso più di frequente. Ma perché ti sto parlando di questa Yuka – ti chiederai.
Piuttosto, a tal proposito sarò io a porti una domanda (forse un po’ complicata): sai cosa contengono i tuoi trucchi?
Ebbene, prima di Yuka non avevo la minima idea di cosa contenessero i miei trucchi, né tanto meno gli alimenti che compravo ogni giorno al supermercato. So perfettamente che queste cose preferiamo non leggerle e non sentirle mai, perché in fondo com’è che si dice: “Occhio non vede, cuore non duole”, no?
Purtroppo le mie consapevolezze stanno crescendo in maniera così esponenziale che, da giorni, il mio dovere morale interiore insiste come un grillo parlante nella mia testa. Mi obbliga a tutti costi a condividere ciò che sto scoprendo con tutte le ragazze che, come me fino a qualche tempo fa, sono ignare delle sostanze cancerogene presenti un po’ in ogni cosa della nostra vita. E non solo cancerogene!
Vediamo insieme dove sono presenti tutte queste sostanze nocive, che cos’è la cosmesi naturale e come mi sono servita di Yuka per familiarizzare con il concetto di “INCI”.
Che cos’è l’INCI?
Per dare un ordine cronologico alle cose, mi piacerebbe partire dalle terminologie che userò nell’articolo e di cui non sempre e non tutti conosciamo il significato, tipo INCI.
Com’è facile dedurre, INCI è un acronimo e sta per “International Nomenclature of Cosmetic Ingredients”, nonché “Nomenclatura Internazionale degli Ingredienti Cosmetici“.
Per spiegarlo in parole meno scientifiche, con INCI (o biodizionario INCI) si indica l’insieme dei diversi ingredienti dei prodotti cosmetici. In pratica, sono gli ingredienti riportati sulle varie etichette che spesso ignoriamo completamente e che ci indicano cosa contengono i trucchi. (Tanto lo so che le ignorate anche voi!).
INCI e Yuka: un’arma per la consapevolezza
L’applicazione di cui vi parlavo, Yuka, non fa altro che analizzare l’etichetta e dare un valore da 0 a 100 ad ogni ingrediente presente nella composizione chimica del prodotto cosmetico (o degli alimenti).
Lo 0 equivale a un punteggio “scarso” con il quale è proprio l’ingrediente carico di additivi cosmetici ad assumere questo valore. Il 100, invece, equivale a “eccellente” e corrisponde all’assenza degli additivi cosmetici all’interno dei prodotti. Tra i due valori ovviamente c’è tutta la gamma numerica in cui la quantità e la tipologia di additivi cosmetici può variare.
Mi piace Yuka perché grazie al suo pratico sistema di decifrazione istantanea delle etichette, mi dà la possibilità di sapere istantaneamente cosa contengono i trucchi e di analizzare l’impatto che prodotti alimentari e cosmetici hanno sulla mia salute e su quella delle persone che amo.
Da un po’ di tempo a questa parte, infatti, sono diventata la rompipalle che dispensa consigli e pareri su quello che andrebbe usato/mangiato o meno. Insomma, una di quelle persone petulanti da cui solitamente si scappa 😂! Per quanto possa rompere, però, non mi importa perché sento di avere il dovere morale almeno di rendere tutti un po’ più consapevoli.
Ecco quello che per me è Yuka: una preziosa alleata per un consumo più informato.
Alla scoperta degli additivi cosmetici
E così, usando Yuka, ho man mano collegato i pezzi e, per quanto alcuni abbiano da ridire sui sistemi di analisi INCI di quest’app, sicuramente mi è servita per dedicare maggiore attenzione alle etichette dei prodotti che uso. Di conseguenza, a sapere cosa contengono i trucchi.
E mi si è aperto un mondo! 😱
Se leggi che un prodotto cosmetico che sei abituata ad usare in realtà contiene sostanze cancerogene, tu che fai? Continui ad usarlo tranquillamente? Pian piano da uno sono passata a scoprire che 5, 10, 15 prodotti presenti nella mia routine cosmetica hanno un valore “mediocre“, che su Yuka all’incirca equivale a un punteggio di 25/100.
Leggendo l’elenco di additivi mi accorgevo che più o meno vengono usati sempre gli stessi ingredienti nei prodotti cosmetici e che la maggior parte di questi contiene additivi chimici con un tasso di rischio di salute abbastanza elevato.
Cosa c’è che non va nella nostra beauty routine?
La domanda da porsi è molto semplice: quanta importanza diamo alla bellezza e quanta alla nostra salute? A seconda di dove pende l’ago della bilancia, vi consiglio di continuare o meno la lettura di quest’articolo.
Per quanto mi piacesse nascondere ogni mio difetto e valorizzare i miei punti forti, ammetto di essere diventata abbastanza intransigente e anche un po’ incattivita.
È della nostra salute che stiamo parlando e di quella delle nostre famiglie. Quello che sto scoprendo è che le aziende di cosmetici preferiscono fare leva sulla nostra ignoranza a riguardo piuttosto che agire in direzione contraria rispetto a quella attuale. Per questo abbiamo noi l’obbligo morale di scoprire cosa contengono i trucchi.
So che sono già una conquista le modifiche alla politica dei test sugli animali e, detto sinceramente, leggere che sempre più prodotti cosmetici siano cruelty free mi rincuora. Anche se sembra tutto molto positivo, però, purtroppo non basta!
Il biossido di titanio: il nostro (onnipresente) peggior nemico
Aprendo un altro piccolo siparietto di fatti realmente accaduti, l’apice della mia disapprovazione a riguardo l’ho raggiunto per caso, mentre stavo scannerizzando uno dei miei rossetti Kiko che tanto mi piaceva. Il suo valore Yuka era “mediocre”, così ne ho scannerizzato un altro pensando che, essendo Yves Rocher, fossi nella botte di ferro della cosmetica naturale. Ebbene, il valore riportato era “buono” – un rassicurante 50/100 – ma ancora non c’eravamo.
Cos’è che non andava?
Da questo preciso momento è iniziata la mia ricerca accanita del rossetto perfetto e da una marca di trucchi come Deborah Milano (che risultava eccellente), sono passata ad Astra, poi a Wycon, fino a scoprire marche di trucchi meno conosciute come Naturaverde. Nessuna, e dico nessuna, di queste marche arrivava al 100/100. C’era un ingrediente, lì, nascosto nell’elenco dei vari additivi cosmetici presenti nell’INCI del rossetto, che si ripeteva.
🚫 🚫 🚫 IL TITANIUM DIOXIDE (BIOSSIDO DI TITANIO)🚫 🚫 🚫
La curiosità è diventata una vera e propria sfida e la sfida è diventata una consapevolezza deludente. Nessun cosmetico, ad oggi esistente sul mercato, che abbia anche minimamente la funzione di colorante, è privo del biossido di titanio. Che sia rossetto, fondotinta, primer, blush, ombretto e chi più ne ha, più ne metta, tutti rasentano il 100/100 – senza mai raggiungerlo – solo perché contengono il Titanium Dioxide.
Come leggere le etichette cosmetici?
La mia ricerca ha preso un’altra piega a questo punto: il mio interesse era solo comprendere i rischi di questo additivo cosmetico tanto onnipresente. Nell’immagine riportata in alto (figura 1), c’è tutto il processo di ricerca e analisi di questa sostanza che, nel 2022 la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha etichettato come “non cancerogena” ma genotossica.
Per la stessa Commissione (ad oggi) si tratta di una sostanza tossica solo a livello alimentare, quello che spesso si può riconoscere dal colorante E171. Ok, sembrerebbe tutto perfetto se solo non avessi letto che una donna in media può ingurgitare dall’1kg ai 4kg di rossetto in tutta la sua vita.
Per quanto possa sembrare non riguardarci da vicino, queste quantità di rossetto ingerite sarebbero 24-87 milligrammi circa di prodotto cosmetico al giorno che finisce nello stomaco. Un rossetto non sarà da considerare un alimento ma va a finire nello stesso posto di qualsiasi altro cibo.
A quanto pare, non bisogna preoccuparsi solamente delle sostanze cancerogene all’interno dei nostri prodotti cosmetici ma anche di altri additivi che intaccano il nostro DNA o il nostro sistema linfatico. Additivi come l’E171 che viene considerato genotossico*1.
Cosa contengono i trucchi? Impariamo a riconoscere i nostri nemici
Come se non bastasse, esistono ancora altre sostanze tossiche o nocive che a mio parere oltrepassano la linea di confine tra quello che si deve e non si deve sapere. O meglio, meritiamo di sapere. Semmai dovesse nascere anche in voi la curiosità di sapere cosa contengono i trucchi, ecco a cosa dovrete fare caso nell’etichetta degli ingredienti:
- I sali di alluminio ➡️ sostante anti-traspiranti sospettate di favorire il tumore al seno (Fondazione Umberto Veronesi);
- Biossido di titanio ➡️ Il 07/08/2022 l’EFSA termina i suoi studi riguardanti gli effetti dannosi del biossido di titanio (colorante alimentare E171). Il risultato di questa valutazione è che non hanno “…potuto escludere timori in termini di genotossicità connessi all’ingestione di particelle di biossido di titanio. Dopo l’ingestione l’assorbimento di particelle di biossido di titanio è basso, tuttavia esse possono accumularsi nell’organismo umano”.
- Phenoxyethanol ➡️ Alcuni studi evocano degli effetti tossici sul sangue e sul fegato, altri sugli ormoni della crescita e sulla fertilità. I risultati – per ora – sono stati riscontrati solo sugli animali. Nel 2019 la Polizia Sanitaria ha approvato la richiesta dell’ANSM di “non utilizzare il fenossietanolo nei prodotti cosmetici destinati ai glutei dei bambini e di fissarne la concentrazione massima all’1% per tutti gli altri prodotti cosmetici”.
- Ethylhexyl Methoxycinnamate ➡️ può potenzialmente danneggiare il DNA umano e causare mutazioni del genoma che possono portare a gravi rischi per la salute. Presente nelle protezioni solari, l’EHMC è considerato un grande nemico della barriera corallina, responsabile dello sbiancamento dei coralli.
Leggi di più sullo studio di tossicologia ambientale
- Tetrasodium EDTA ➡️ favorisce il passaggio di altre sostanze attraverso la barriera cutanea. A livello ambientale, gli EDTA risultano altamente inquinanti e impediscono il processo di biodegradazione nei corsi d’acqua. Questo perché se ne produce in quantità superiori rispetto a quanto la natura riesca a eliminare naturalmente.
- Cyclopentasiloxane (D5) e il Cyclotetrasiloxane (D4) ➡️ sono due siliconi il cui uso è un po’ controverso. Oltre al danno ambientale, il D4 risulta classificato nell’UE come PBT, cioè persistente, bioaccumulabile e tossico (per la riproduzione). Il loro uso è stato ridotto allo 0,1% nei prodotti da risciacquo.
Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori (SCCS)
- Butano, isobutano e propano ➡️ contenuto soprattutto nei deodoranti spray, oltre a provocare mal di testa, difficoltà respiratorie, sbalzi d’umore e nausea, questi propellenti sono considerati anche potenzialmente cancerogeni se contenenti quantità di butadiene-1,3 superiori a 0,1% p/p. Quantità maggiori sono assolutamente vietate!
- Parabeni ➡️ I parabeni sono degli interferenti endocrini e, in particolare, si ipotizza interferiscano con gli ormoni estrogeni causando infertilità e disfunzioni erettili. Per quanto riguarda il cancro al seno, al momento non si può parlare di causa diretta. Tuttavia “non vi sono ancora dati sufficienti per affermare che queste sostanze aumentino il rischio di tumori negli esseri umani” (AIRC).