Ti sei mai ritrovata a perdere il doppio del tempo per portare a termine dei compiti normalissimi solo perché la tua mente all’improvviso ti abbandonava? Sto parlando di avere una soglia di concentrazione talmente bassa da non riuscire a completare una minima azione o servizio: una vera e propria tendenza alla distrazione.
Probabilmente, ritrovandosi nella descrizione, la maggior parte di voi si sentirà chiamata in causa e risponderà in maniera affermativa alla mia domanda. In realtà di distrarmi capita anche a me (spesso e volentieri). Quello a cui mi riferisco, invece, è essere vittima di un vero e proprio disturbo da deficit dell’attenzione, quello che pregiudica la riuscita in qualsiasi cosa, con annesse iperattività e impulsività.
Va da sé che un’attitudine del genere comprometta la vita di chiunque ne soffre, non riuscendo ad avere mai il pieno controllo del proprio vivere e agire. Vediamo più nel particolare in cosa consiste l’ADHD, come riconoscere questo disturbo e come gestirlo.
ADHD cosa significa?
Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) è una condizione neuropsichiatrica caratterizzata da sintomi persistenti di disattenzione, iperattività e impulsività. Questi sintomi possono interferire significativamente con la vita quotidiana, le performance scolastiche e lavorative. La parte più limitante si presenta quando questo deficit pregiudica anche le relazioni interpersonali. L’ADHD è spesso diagnosticato durante l’infanzia, ma può persistere nell’età adulta.
Se vivi una vita opposta, tranquilla e lenta, forse soffri di “Bed Rotting”!
Cosa vuol dire la sigla ADHD?
Nello specifico, la sigla ADHD sta per “Attention Deficit Hyperactivity Disorder”, che in italiano si traduce come Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività. Questo disturbo può manifestarsi con diverse combinazioni di sintomi di disattenzione e iperattività-impulsività, e la sua gravità può variare da persona a persona.
In pratica significa ripetere le cose più volte e farle male perché la mente non è riuscita a concentrarsi in un’unica volta.
Come riconoscere un deficit di attenzione?
Come dicevo, i sintomi da ADHD sono molto simili a dei normali episodi di confusione e distrazione. La diagnosi di ADHD dovrebbe essere considerata quando i sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività persistono per almeno 6 mesi e sono presenti in 2 o più contesti (ad esempio, a scuola, a casa, sul lavoro). È importante che i sintomi siano presenti prima dei 12 anni, anche se possono diventare più evidenti solo durante l’adolescenza o l’età adulta.
La diagnosi deve essere effettuata da un professionista della salute mentale attraverso una valutazione completa, che include la raccolta di informazioni da diverse fonti, come genitori, insegnanti e altre persone significative nella vita dell’individuo.
A cosa è dovuto il disturbo dell’attenzione?
L’ADHD è una condizione complessa e le cause esatte non sono completamente comprese. Tuttavia, si ritiene che una combinazione di fattori genetici, biologici e ambientali contribuisca al suo sviluppo. Studi hanno evidenziato che l’ADHD tende a essere familiare, suggerendo una componente ereditaria significativa.
Anche anomalie nella struttura e nella funzione cerebrale, in particolare nelle aree coinvolte nell’attenzione e nel controllo dell’impulsività, possono giocare un ruolo. Inoltre, fattori ambientali come l’esposizione a tossine durante la gravidanza, nascite premature e basso peso alla nascita possono aumentare il rischio di sviluppare ADHD.
Quali sono i sintomi e come faccio a sapere se ne soffro?
I sintomi dell’ADHD possono variare, ma generalmente includono:
- Disattenzione: difficoltà a mantenere l’attenzione su mansioni o attività, tendenza a distrarsi facilmente, dimenticanza nelle attività quotidiane, difficoltà a seguire istruzioni e completare compiti;
- Iperattività: irrequietezza, difficoltà a rimanere seduti, eccessiva loquacità, incapacità di giocare o svolgere attività tranquille;
- Impulsività: agire senza riflettere sulle conseguenze, interruzione frequente degli altri, difficoltà a rispettare il turno, decisioni avventate.
Ad ogni modo, la sindrome ADHD, come abbiamo visto, non è possibile ovviamente auto-diagnosticarla. La diagnosi si basa su criteri specifici che considerano la durata, l’intensità e l’impatto dei sintomi sulla vita quotidiana, tutte cose che può valutare approfonditamente solo un professionista.
Quante tipologie di ADHD esistono?
Esistono tre tipi principali di ADHD:
- ADHD prevalentemente disattento: qui predominano i sintomi di disattenzione. Questa forma è spesso più difficile da riconoscere perché la mancanza di iperattività può mascherare i sintomi;
- ADHD prevalentemente iperattivo-impulsivo: in questo caso predominano i sintomi di iperattività e impulsività. Questo tipo è più evidente e di solito permette di identificarlo prima;
- ADHD combinato: questo presenta una combinazione di sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività ed è la forma più comune.
Come si cura il deficit di attenzione/iperattività?
Il trattamento di questo tipo di disturbo attentivo è individualizzato e può includere una combinazione di interventi e approcci multi-modali. Ecco alcune opzioni comuni per gestire un ADHD:
- Interventi comportamentali: tecniche per migliorare l’organizzazione, la gestione del tempo, le abilità sociali e le capacità di problem-solving. Può essere utile stabilire routine quotidiane e utilizzare strumenti come agende e promemoria;
- Terapia psicologica: una consulenza può essere utile per affrontare le difficoltà emotive e sociali tipiche di questa patologia, come l’ansia e la bassa autostima. Attraverso la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), inoltre, la psicologia può essere d’aiuto a identificare e modificare i modelli di pensiero negativi e a sviluppare strategie per affrontare i sintomi;
- Supporto educativo e sul lavoro: include modifiche e adattamenti scolastici e lavorativi, come tempo extra per i compiti e un ambiente di apprendimento strutturato apposito, necessario per aiutare gli studenti con disturbi dell’attenzione;
- Farmaci: in extremis, per aiutare a gestire i sintomi, si valuta l’assunzione farmacologica di stimolanti come il metilfenidato e l’anfetamina (utili a migliorare la concentrazione e ridurre l’impulsività), e non stimolanti, come l’atomoxetina – altrettanto efficace. Tutto questo va inteso previa prescrizione medica poiché è importante monitorare regolarmente l’efficacia e gli effetti collaterali dei farmaci con il medico;
- Stile di vita sano: una dieta equilibrata, esercizio fisico regolare e un adeguato riposo sono fondamentali per la gestione dei sintomi dell’ADHD. Tecniche di rilassamento come la meditazione e il mindfulness possono anche essere utili.