Un famoso detto ci domanda Meglio una bella bugia o una triste verità? È più o meno su questa scia che vorrei aprire oggi uno spunto di discussione, se è sempre meglio dire la verità o se a volte, ci possiamo concedere un’omissione a fin di bene.
Io credo che il mondo si divida in due: chi è bugiardo cronico e chi, invece, non sa mentire. Giusto al centro troviamo quella categoria di pochi eletti che tra bugia e verità non sa mai cosa scegliere e che per questo motivo, spesso, si trova in difficoltà.
Dire la verità rende liberi, lo ammetto, ma a volte usare il jolly della piccola bugia può rivelarsi davvero utile. Le persone come noi, che si trovano giusto al centro nella categoria degli incerti, nei momenti salienti iniziano a valutare molto velocemente a quanto ammontano poi i danni della comodità della bugia.
In pratica, dal momento che ad ogni azione corrisponde una reazione (e noi lo sappiamo benissimo), è come se nell’atto decisionale di dire una bugia o meno valutassimo anche le ripercussioni.
Purtroppo quasi nessuna delle nostre scelte di vita sono esenti e immuni dalle conseguenze e noi esseri umani lo sappiamo. Dobbiamo solo decidere o meno di assumercene le conseguenze.
Una realtà che non dista molto dalla fantasia dell’angioletto buono e quello cattivo che compaiono sulle spalle…
Ma la domanda principale è: perché si mente? E soprattutto, perché è difficile dire la verità?
Perché si mente?
Personalmente sono cresciuta a pane, acqua e “Le bugie hanno le gambe corte”, “La verità viene sempre a galla”, “Ti sta crescendo il naso”… Va da sé che il trauma c’è stato e la mia coscienza si è formata di conseguenza.
Ciò non toglie che sono infinite le volte in cui mi sono ritrovata a dover dire qualche piccola bugia (anche bianca) per preservare il mio “spazio d’intimità”. Il mio piccolo compromesso con il peccato emerge sempre quando si tratta di scuse per non uscire. Se c’è qualcosa con la quale la mia anima da bradipo in fin di vita non riesce proprio a scendere a compromessi, è la vita sociale dopo un certo orario.
Quante volte mi è capitato di dire “sì” ad un’organizzazione perché presa da un incredibile sprazzo di positività per poi pentirmene subito dopo! Per rimediare al danno e filarmela in maniera pulita, non avete idea di quanti scenari mentali ho varato prima di scegliere quello ufficiale. Talmente tanti che Spielberg a confronto con me è un pivello!
Altre volte si ricorre al bonus “bugia bianca” per proteggere se stessi dalla realtà. Quante volte capita che da soli ci autoconvinciamo di cose raccontandoci bugie solo perché in quel momento la verità è troppo dura da sopportare?! In quei momenti le bugie sono “vitali” perché abbiamo bisogno proprio di costruirci una realtà che sia parallela e meno dolorosa.
Solitamente una bugia scatta per alcuni di questi motivi:
- Evitare punizioni;
- Tutelarsi da situazioni negative;
- Come protezione dalla sofferenza propria o altrui;
- Mantenere la privacy;
- Cercare approvazione;
- Evitare il conflitto;
- Questioni di potere.
La paura di ferire o non piacere
Diciamo che per far fronte alla maggior parte di questi punti, bisognerebbe aver sviluppato una sana comunicazione assertiva, cosa che purtroppo non fa al caso mio, anzi.
Oggi mi resta solo la grande consapevolezza che se i miei genitori avessero speso un po’ più di tempo per insegnarmela al posto di ripetermi la storia delle bugie e delle gambe corte, adesso non avrei bisogno di usare ogni volta il “bonus menzogna”.
Perché alla fine si tratta di non aver paura di dire la verità, di dire ciò che si pensa senza il timore delle reazioni altrui. Certo, se facciamo qualcosa di sbagliato e poi ce ne pentiamo, quello è un altro discorso.
Ma se il problema resta aver paura di dire la propria per non far rimanere male qualcuno o per non piacere, in quel caso bisogna solo comprendere che non sempre comunicare il proprio parere significa entrare in contrapposizione verso l’interlocutore, anzi.
Molto spesso, essere sinceri e rendere partecipi gli altri dei nostri pensieri può essere uno strumento di sano e maturo confronto, e non agonismo.
La verità è troppo difficile da dire
L’altro caso in cui si mente è quello che ci trova protagonisti di un fattaccio, di un danno più grande di noi. Di riflesso, più grande è il danno, più pesanti sono le conseguenze. E questo noi lo sappiamo in cuor nostro, è proprio questo il motivo che molto spesso ci fa perpetuare e recidivare nell’errore. Per proteggerci dalla prima menzogna, ne arriva una seconda. E così, palla dopo palla ci ritroviamo in un mare di palle da quale neanche noi più sappiamo come uscircene.
➡️ Facciamo un esempio: da qualche giorno hai scoperto che il fidanzato della tua migliore amica si sente e vede con un’altra (li hai visti), che fare? Dire la verità o omettere la cosa? Sincerità o omertà? In veste di migliore amica sei in una pessima situazione, che di peggiori non ne esistono. La coscienza ti dice che dovresti dirle tutto, anche perché se fossi tu al suo posto vorresti sapere tutto. Oppure no? Ecco il dubbio esistenziale logorarti davanti a questo gigantesco bivio morale. Sei una pessima amica se le rovini così brutalmente il rapporto con il fidanzato o se fai finta di niente?
È proprio questo il peso della verità, quello davanti al quale si resta pietrificati senza saper più cosa fare di preciso. Per quanto sia idealmente bello e liberatorio dire la verità e nient’altro che la verità, a volte questa si fa pagare a caro prezzo.
Purtroppo l’essere umano la bugia pronta ce l’ha un po’ a livello ancestrale: più o meno tutti nella vita hanno un rapporto complicato con la verità. Paradossalmente, che sia dirla o sentirsela dire, la verità è più difficile da gestire rispetto alla bugia. Per quanto sia la soluzione migliore (alla lunga), la verità fa paura a chi la comunica e a chi la ascolta. È un’inevitabile rottura degli equilibri preesistenti dalla quale, una volta razionalizzata, non è più possibile tornare come prima.
Perché bisogna dire sempre la verità?
Alcuni studi scientifici dimostrano come dire la verità aiuti a limitare o evitare diversi disturbi fisici e psicologici. Uno tra questi, è lo studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Notre Dame, in America, per 10 settimane su 110 persone. A quanto pare questo studio avrebbe dimostrato come gli americani dicano 11 bugie a settimana e quanto faccia bene dire la verità.
Secondo la ricerca, chi in quel periodo ha detto maggiori verità, ha beneficiato di:
- Riduzione della tensione;
- Assenza di cefalee;
- Meno attacchi di mal di gola;
- Assenza di attacchi d’ansia;
- Sensazione di libertà;
- Annullamento dei sensi di colpa.
È vero, le bugie sanno essere davvero attraenti e confortanti ma il più delle volte, una realtà senza filtri diventa necessaria anche per far crescere e sviluppare il proprio io. Conoscere la verità dei fatti, ci offre una visione più ampia e consapevole e ci dà maggiori possibilità di successo nel lungo termine.
Affrontare la verità significa non solo uscire dal loop ma anche dimostrare forza e coraggio utili a construire resilienza e crescita emotiva. Evitare le circostanze difficili è facile ma accettare la rottura degli equilibri con la consapevolezza di creare un futuro migliore, e sicuramente più onesto con gli altri e con se stessi, non ha prezzo.
Fonti: